Stampella rossa e rafaniello

Stampella rossa: la lascio così, senza virgolettato e, ben più importante, senza annesso pippone su cosa identifico con questa espressione. Diciamo che mi affido al suo potere evocativo e all’immaginazione di chi vorrà leggere anche oltre. Il Rafaniello, ve lo lascio orecchiare.

Guardavo le proiezioni delle #eleRoma, la cui affluenza ha superato a stento il 50%. Vanno come era scritto che andassero. Sarebbero potute andare diversamente? In teoria sì, in pratica no.

In teoria sì. C’era un candidato di sinistra indipendente, #SandroSubito.
Buon conoscitore del territorio e della macchina burocratico-amministrativa, venendo dalla guida di un municipio bello grosso (e bello popolare) come quello di Cinecittà. Politico che ha dato sfoggio di essere aperto a qualsiasi pratica politica per risolvere i problemi: su tutti, l’esproprio di case sfitte destinate ai senza tetto, a pilastro di una politica di welfare comunale nel rispetto vuoi della legalità (ha vinto dinanzi al Tar) vuoi delle scarse competenze in materia lasciate ai municipi (alla faccia del principio della sussidarietà: fare welfare significa tessere reti di cooperative sociali amiche, tanto a dx quanto per i loro compagni di merende….il resto i compagni lo fanno solo con vacue chiacchiere).

Nella scissione fra Sel e Prc si volge verso Vendola ma poi non ne approva la politica da piattino per l’elemosina al Pd. E soprattutto fa capire di essere interessato alla poltrona di sindaco, con una politica che muove dal basso ma che certo non avrebbe disdegnato appoggi convinti di altri settori della città, con il crisma della Politica.

Ha anche una discreta capacità mitopoietica, anche se questa fa leva su chi ha sensibilità per apprezzarla e cultura per evocarla. La sua lista civica è un inno alla Repubblica Romana, vivida esperienza storica che nel 1849 in soli 5 mesi di vita promulgò una Costituzione democratica di avanguardia (avanzata rispetto alla americana del 1787 e alla francese del 1793). Da leggere tutto d’un fiato ciò che proponeva: libertà di culto; laicità dello Stato; libertà di opinione; riforma agraria e diritto alla casa, tramite la requisizione dei beni ecclesiastici; istituzione del matrimonio civile; il suffragio universale maschile (quello alle donne venne…non vietato); la divisione dei poteri; abolizione della pena di morte e della tortura (fu il secondo Stato del mondo, dopo il Granducato di Toscana); della censura; l’abolizione della confisca dei beni; abrogazione della norma pontificia che escludeva le donne e i loro discendenti dalla successione familiare; l’abolizione della leva obbligatoria.
Non bastasse, ha pure tirato fuori dal dimenticatoio la figura di Nathan, sindaco a Roma fra il 1907 e il 1913, che era al contempo un massone, un repubblicano e un impavido anticlericale: scelta non meno significativa (curiosi? Allora consiglio qui, qui o qui).

Lui e la sua lista aderiscono, caso unico nel panorama romano, all’appello del comitato referendario bolognese per la scuola pubblica e contro il finanziamento a quelle private. I cui risultati sono arrivati oggi e sono splendidi per un referendum consultivo, ma anche no 
secondo chi detta legge.
L’appoggio a Medici e alla sua iniziativa politica lo dà una parte marginale della città (molto marginale a giudicare dai 25.000 voti), ma che rivendica in Politica la propria alterità per uscire dai margini. Parliamo di rivendicazioni costruite su una orizzontalità praticata (non bla-bla-bata, come si usa nelle bottiglierie rionali dei rafanielli): evidentemente queste realtà risultano altisonanti, diffuse e allargate solo quando si tratta di organizzare uscite serali o di ripostare su feisbuk, ma non egemoniche come pratica politica e men che meno in grado di creare consenso elettorale. L’Angelo Mai occupato, il Teatro Valle Occupato, il nuovo Cinema Palazzo, lo Scup e il Piraty-Lab, la libera repubblica di San Lorenzo, Esc Atelier; ma anche una serie di artisti come Valerio Mastandrea e Elio Germano…. Non voglio scadere nell’agiografia: in fondo ognuno ha i propri riferimenti e a me fa piacere sentirmi in sintonia con questi, senza prese a culo da filosofo della realpolitik de no’antri.

Ma in pratica non poteva che essere relegato a percentuali ingroiane, una sorta di zero nella scala elettorale. La città, tocca tenerne conto, oggi è questa qui. Con uno sguardo meno contingente, è la città che il potente Bettini dice di conoscere bene; secondo me lui sa di riferirsi alla parte che conta della città, ma la parte che conta della città è quello che conta a quel livello lì….propagande elettorali a parte.
Non so quanto seguite le cose romane. La gestione Alemanno è al di sotto di qualsiasi minimo sindacale da qualunque dimensione la si prenda in considerazione; opinione diffusa oltre ogni ragionevole dubbio, anche per larga parte della gggente!!!!!!111!!!!!1
Per dire che il comune di Roma il PD sapeva di poterlo riprendere anche in barca a velo contromano, anche malgrado sé stesso. Tanto da “sacrificare” la compagnia di Zingaretti e il suo progetto per Roma alla conquista della regione; si invertono i ruoli con il comune: stavolta il ruolo del pupazzo candidato (Badaloni, Marrazzo…questo filone di nomenklatura insomma), abbeverato come si conviene in questo scorcio di “primavera democratica” alla fonte analgesica delle primarie, è per il tizio da piazzare al comune.
Stampella rossa e rafanielli intervengono qui in prima base: bisogna sostenere Marino come argine dello scivolamento a destra (Gentiloni, Sassoli…che la Azuni si fosse opposta al diktat vendoliano lor signori lo hanno ignorato, compagnucci di Sel locale in testa con rafanielli al seguito). Tu chiedi loro di articolare: Marino? Argine a dx? Ma lo sai chi è Marino? E soprattutto: ma lo sai come cazzo funziona un argine rispetto a uno scudo umano in auto-immolazione continua? Quello sbagliato sei tu, è l’unica risposta che ottieni. Ma non è comunicazione verbale: lo fanno con gli occhi. La bocca mantiene ancora il riserbo di chi non accetta che quella cosa lì tu la vorresti far passare come diventare adulti.
Per dire, prendete uno come Tarzan: una volta addirittura disobbediente, con dietro il logo di Action (cfr. manifesto elettorale, dopo assunzione di anti-acido) che, bonanima, ha dato lustro al problema dell’emergenza abitativa facendo assurgere le occupazioni, residenziali e non, a pratica di rivendicazione politica.

Si candida con Sel per Marino sindaco: dinanzi alla prospettiva della disoccupazione, la scimmia con il megafono riesce a mettere tra virgolette, in una immagine che fa il subvertising di sé stessa, persino il suo essere politicamente scorretto (guardate sempre il manifesto, con imodium a portata). Insomma un programma chiaro: un rutto in consiglio comunale, una scurreggia nei bagni dell’amministrazione capitolina e se ci scappa pure una cannetta nell’ufficio privato del consigliere (nell’annuncio del sostegno ha detto testualmente che era stato colpito dall’accenno di Marino a favore della depenalizzazione delle droghe leggere….sic! sigh!, invece no….ché anche le lagrime c’hanno più dignità).
In più, Sel a Roma ha deciso da almeno due anni di stare nel cantuccio, prima con la costruzione della candidatura di Zingaretti poi con quella di Marino; talmente impauriti, che non si percepisse abbastanza l’appiattimento, che Niki in persona ha chiesto ai due proto-candidati di Sel di ritirarsi dalle primarie (delle correnti PD), per convergere su ‘Gnazio (negli stessi giorni in cui la torre Bettini arroccava l’aspirante re Marino; il tutto mentre il capo della coalizione Italia Bene Comune giocava alla roulette russa sperando di superare D’Alema come tattico: direi che c’è riuscito!).

Sul carro di Mangiafuoco Bettini, raramente sopra e più spesso sotto e accanto (come si addice ai serventi), una nuova generazione di….stampella rossa. Che ricorrono all’armamentario diessino (tanto vasto di fuffa quanto vuoto di principi e di ideali) di costruzione del consenso. Loro da anni professano le proprie scelte come votate al meno peggio. La loro, dichiarano, è una rete di salvaguardia dal dirupo.
Gli argomenti, si badi bene, hanno consistenza diamantifera e sono idiosincratici a qualsiasi contatto con la realtà dei fatti. Loro sono in grado anche di citarti Gramsci a sproposito, scambiano consapevolmente l’essere partigiano con la difese di arti e corporazioni, alla bisogna riescono anche a inveire moderatamente contro gli ultimi 20 anni di centro-sinistra in varie salse, sono l’incarnazione dell’intellettuale come predicato da Togliatti (perdo anche lì, in quello scontro in cui aveva ragione lo sconfitto Vittorini – all’acqua di rose qui; o anche, se in mood pippone, qui– e loro, autorepressi nel ruolo di “suonatori del piffero della rivoluzione”, ne sono la manifestazione attuale). In fondo anche loro hanno l’età che vuole tirate le prime somme: devono essere riusciti ad ammettere che il guardare l’establishment dal buco della serratura può anche essere un buon risultato individuale. A sette e mezzo c’è chi sta con il cinque: lui fa la sua giocatina, di far saltare il banco non gl’importa anche se non ci rimette nulla nel provare.
Non si pensi che stia menando il can per l’aia. No, no. Ho esempi concreti, di vita vissuta. Il ventaglio va dalle dichiarazioni di voto per la sinistra unita (domanda: chi non la ha voluta unita? Chi ha proposto piattaforme tematiche, incontri, riunioni e discussioni? Con quali punti programmatici si è aderito al progetto di Marino?) tradotte in voto disgiunto: voto di lista Sel, così intanto accomodiamo i consiglieri, voto a Medici al primo turno che non conta un ca@@o con Marino certo del ballottaggio, e poi voto a Marino – una personalità degna nel PD (??”ì^!@?? ??Q/&§??)- nel rush. Ditemi voi se non sembra la dichiarazione di voto di uno che ha fatto tutto il ciclo scolastico dai gesuiti ma vuol fare credere di strafarsi di peyote?
Un altro esempio? Ci sono i redhousini dei cesaroni, ancor più pacificati con lo stile consortile della politica dei compagni, che non solo dimenticano che esiste un candidato Medici in giro per Roma, e un candidato non di scuola Smeriglio al municipio loro, ma che ci tengono tanto a che passi proprio e solo il loro referente, che nelle indicazioni di voto non ricordano mai – mai, mai mai- che si può esprimere una doppia preferenza se di genere diverso. Non l’abbiamo fatto senatore almeno ha da essere il nostro consigliere. Del “politicamente corretto”- virgolettato come ci insegna Tarzan- tipo quote rose o queste menate qui…….Estiquatsi per ora e ne riparliamo dopo che abbiamo sistemato il Peciola!!!

Intermezzo: aggiorno i risultati dello scrutinio; siamo a 2200 sezioni su 2600. Leggo un commento ai risultati delle varie liste che è sulle percentuali di voti validi. Al giornalista hanno insegnato di non metterle mai in relazione al dato sulla partecipazione. Avviene così che Sel, che su Roma avrebbe circa 22.000 voti in meno (su 75.500 della Camera a febbraio), viene descritta come in aumento rispetto alle politiche; il Pdl regge pur passando da 300.000 a 170.000 (e le liste civiche non colmano manco da lontano il gap); Marino ha 100.000 voti in meno della coalizione per Bersani (539.000).

Chiudo l’intermezzo e arrivo a chiudere anche questa mia pagina arterio-sclerata. Chi voleva capire di info ne ha abbastanza, in fondo. Volevate che la buttassi sul patetico inno al riottuso piddino? Quello che è lì malgrado tutto a mettere la sua bella X, quello che bomba o non bomba…. ci disse ‘No, compagni, amici, io disapprovo il passo, manca l’analisi e poi non c’ho l’elmetto’ (la scena di Orvieto fa più #occupyPD di circolo emiliopadano), quello che accetterebbe pure che gli si scopassero il partner davanti a patto che non lo sappiano poi in tanti, ma anche no: nel senso che dopo attenta ricontrattazione pare metta a verbale che si accontenta non siano in troppi, pur tanti ma non troppi.
Allora non ci siamo capiti. Ce l’ho con stampelle rosse e rafanielli non perché la mia scelta, il mio candidato sindaco e il suo progetto stiano a 48 punti percentuali e non si sa quante centinaia di migliaia di voti di distanza dalla poltrona di sindaco.
Mai pensato di essere maggioritario, men che meno egemonico (che sarebbe molto più appagante, se proprio vogliamo godercela una volta). So che, ben bene che mi vada, posso stare in un’area politica che può ambire a percentuali da 8/15 per cento con l’astensione e il vento forte giusto. Ma so anche che con la Politica, fatta delle cose, delle azioni e dei principi di cui si parla anche con i rafanielli e le stampelle rosse come fossero condivisi, e con un gruppo consiliare di quella portata tu puoi sognare di incidere nelle dinamiche di una città in maniera profonda e duratura.

Il Pd nuoce gravemente....

Quindi ce l’ho con loro perché si portano via anche il mio di sogno, quello di potere contare. A me oramai è chiaro che loro sono parte, considerevole, del problema. Nel cercare una soluzione le direzioni che abbiamo preso ci portano tanto lontano. Con buona pace e amici come prima; amici detto così, perché i Compagni sono un’altra cosa.