Io odio…

Odio la mediocrità che tocco quotidianamente con mano. La odio perché voluta, cercata, autoprocurata, consapevolmente agita.
Odio l’ipocrisia, a maggior ragione quella collettiva in cui tutti sanno di starla esercitando perché a turno può tornare – e torna, eccome se torna! – opportunisticamente conveniente a tutti.

Mediocrità e ipocrisia mi si attaccano sulla pelle: mi sento puzzare in modo stomachevole, mi sento i lineamenti mostruosamente deformati, tanto da farmi venire voglia di grattarmi fino alla carne viva per potere sopravvivere all’immagine riflessa che mi restituisco, alla sensazione olfattiva di marciume.

Le due forme di odio non si sommano l’un con l’altra ma si amplificano potenzialmente. Mi assale una rabbia che non è nemmeno immaginabile….quel che può apparire dal viso è solo un infinitesimo di quel che mi esplode dentro.

Vorrei gridare e strillare a squarciagola quanto considero questi mediocri e ipocriti delle merde. Non sopravviverebbero a nessun criterio ultra-minimale basato su civiltà lavorativa e dignità professionale….il detto “cu ti sputa t’arrifrisca!” deve essere stato coniato pensando a persone così.

Attaccano il ciuccio dove il padrone vuole, lo fanno e lo rivendicano altezzosamente dal basso della loro mediocrità, sicuri di riscuotere il silenzio ipocrita degli altri, quando non esplicito encomio. Altro che civil service o public servant, se non per il fatto che ne costituiscono il negativo perfetto.

Ciurlano nel manico continuamente e indefessamente, proni a giustificarsi e spalleggiarsi l’un con l’altro pubblicamente salvo poi tirarsi valanghe di merda in separata sede. La sola competizione che concepiscono è quella al ribasso, fatta di sgambetti, maldicenze, finte dimenticanze, vittimismo, boicottaggi se non anche sabotaggi.

Questo è il contesto in cui lavoro. Questo sono diventato anche io: odio me stesso!