#Belzefù

O ci si dà una calmata con queste morti eccellenti, ricorrenze comprese, oppure questo diario/blog poco bazzicato – da me per primo- si trasforma definitivamente nell’angolo dei necrologi…….potrei ribattezzarlo Sostiene Pereira, ma temo sia già stato preso.

Al dunque: alla fine arrivò il turno del Divo Giulio!!!!

Il primo pensiero: le prossime morti eccellenti non potranno essere osannate su feisbuk con il gobbo a commentare di averne seppellito un altro. Il secondo: ca@@o, un altro che si porta dietro un sacco e una sporta di segreti. Il terzo prende a male parole il secondo: estiquatsi che è morto Andreotti!!! Quali segreti si porta dietro? In fondo, per la parte che conta, sono già ora dei segreti di Pulcinella.

Giuro che mi è successo proprio così.

IL DIVO – Intro

In effetti, basta fermarsi un attimo a pensarci su, senza fare troppi sforzi. Anche ripassare quel capolavoro cinematografico che è Il Divo di P. Sorrentino: perché lì c’è tutto quel che è stato Andreotti in questo paese! Andreotti è stato un personaggio acutamente grottesco e meschinamente grandioso. L’ossimoro elevato a forma di alta intelligenza politica. Un padre della patria, lo si deve dire forte, aggiungendo che quella patria si chiama Italia.

Il primo incarico di governo lo ebbe nel ’47, prima che si varasse la Costituzione Repubblicana. E sedette pure nella Costituente.

Lo si ricorda come 7 volte presidente del consiglio (dell’Italia, non scordiamocelo!) e n volte come ministro. Provate a citare una legge Andreotti, su uno qualsiasi dei temi politici dal dopoguerra ad oggi. Non ne troverete una! Perché per Andreotti la politica non era quella cosa lì, semplice. La politica andreottiana consisteva piuttosto nella gestione del potere, fine a se stessa. Il potere per il potere per il potere: mezzo e fine insieme.

D’altronde, o si crede veramente nell’innaturale o ci si mette a proprio agio cambiando prospettiva. Andreotti è stato implicato in tutti i più sconvolgenti affaires italiani non per esserne il sommo padrino o l’occulto deux ex machina, ma perché era connaturato alla modalità con cui deteneva il potere, dentro la DC e, per quella via, dentro le istituzioni del paese.

Provo a spiegarla in modo più sofisticato, senza attaccare un pippone eccessivo. Sono convinto che la meschina genialità del personaggio sia stata nell’intuire, costruendoci sopra il suo progetto di potere, che in un paese fratturato come il nostro, con fenditure tettoniche e trasversali – geografiche, sociali, culturali e anche ideali, la via per l’accesso e la permanenza nelle stanze del potere consistesse nella capacità di stringere alleanze altrettanto trasversali. Alleanze dettate dalla convenienza del caso e del contesto, non certo affiliazioni ideali. Accreditamenti reciproci, patti di non-belligerenza, spartizione di compiti e servizi, scambio di favori, raccomandazioni….insomma il repertorio più ampio possibile per costruire una rete di potere adatta al contesto italiano, più feduale e corporativo rispetto alle democrazie liberali (e altrettanto distante dalle socialdemocrazie).

E’ per questo che lo si ritrova impelagato, a vario titolo, in tutti gli affari sporchi degni di rilevanza. Gli scribacchini della consorteria Repubblica/Corsera definiscono questa cosa qui realpolitik: anche la “merda” sotto mentite spoglie semantiche potremmo chiamarla “rifiuto organico”, sempre un escremento rimane!!! In realtà la spacciano per una espressione politicamente corretta, ma tendono surrettiziamente a suggerire di non classificarle come scelte immorali e drammaticamente lesive per le istituzioni rappresentate, ma piuttosto come amorali (lor signori parlano di ragion di stato, quando a corto di argomenti già triti) e addirittura come politicamente sagge perché tese a fortificare le istituzioni dello stato. Che dire? Sono una corporazione anche loro e difendono strenuamente la messinscena in cui recitano, con la parte misera di cui sono degni. In fondo questo servizio editoriale è il meglio che sia mai riuscito a offrire la borghesia italiana: dei liberali veri e alti non c’è mai stata traccia tra lor signori…tous se tient!

Ma torniamo al Divo defunto. Nella gestione del potere il lato tragico e malevolo e il lato ridicolo e pusillanime si presentano insieme, sono talmente indistinguibili che ne trasfigurano anche l’immagine fisica: il ghigno sardonico e la gobba da sgorbio sono un tutt’uno. E’ il potere per il potere, ma nella sua versione grottesca che solo un paese come questo può generare…..devo arrivare a citarvi Flaiano con “la situazione politica in Italia è grave ma non è seria”?….ecco lo ho fatto!

Ma poi, scusate: è un punto che il film di Sorrentino rende alla grande. La sequenza tragica di omicidi eccellenti di cui è parte attiva – Ambrosoli, Calvi, Dalla Chiesa, Falcone, Lima, Moro, Pecorelli, Pisciotta, Sindona o la scena dell’insolente epicità dell’intervista di Scalfari – che rischia seriamente di fare sembrare quest’ultimo il negativo di se stesso: un professionista del giornalismo – vengono più che controbilanciate dall’ossessionante ritornello con cui Andreotti puntualizza l’importanza che riveste per lui il fatto che il Torex resti nel prontuario dei farmaci. Tanto è vero che, simbolicamente, alla rivelazione che il Torex è stato escluso dal prontuario viene affidata la presa di consapevolezza della fine del suo periodo di auge nell’esercizio del potere. All’eliminazione del Torex quasi più che alla sconfitta nella corsa alla presidenza della repubblica o a quella del 2006 per la presidenza del senato, ultimo rantolo di un perfido avido del potere.

Il potere italico, nel pieno del suo esercizio, coincide perfettamente con la parodia di sé stesso.

Sono questi i connotati del personaggio. Riconoscerlo, è un esercizio di igiene mentale che non serve solo in chiave storica, ma anche a interpretare più correttamente i protagonisti della politica attuale. Non solo i Berlusconi, i Casini, i D’Alema, i Fini, i Maroni, i Napolitano, ma anche la generazione che sta subentrando loro nel palcoscenico principale, tipo i Renzi e gli E. Letta:

E. Letta parla di Andreotti alla presentazione del libro della Bongiorno (2005)

<<Da bambino inizia la mia venerazione nei confronti di una personalità e di un’icona come Andreotti“. >> […]

<<Era una presenza talmente importante e venerata che per me Andreotti neppure andava chiamato “presidente” o “senatore”, ma era “la presenza””.>> […]

<<E’ un libro importantissimo, un libro dovere che lascerà una traccia nella storia italiana perché racconta come un uomo di Stato affronta la giustizia anche se questa giustizia è ingiusta nei suoi confronti. In questo Andreotti diventa un modello di come un uomo di Stato affronta il tema della giustizia e il tema dell’ingiustizia>> […]

<<Per me Andreotti è un modello ancora di più in questi ultimi dieci anni rispetto a prima. Questo è un libro-dovere, un libro che deve essere letto perché è la storia del rapporto tra un uomo di Stato e l’ingiustizia del sistema nei suoi confronti. Rapporto che poi va a buon fine, e stiamo tutti qui anche per festeggiare questo, anche grazie all’uomo di Stato Andreotti>> […]

Insomma, ve la ho fatta un po’ lunga per dire che la mediocrità dei personaggi attuali è in relazione stretta con la presunta grandiosità andreottiana, causa ed effetto insieme: E. Letta dichiara la propria venerazione per Andreotti, la sua personalità e la sua icona. Andreotti poteva dirlo di De Gaspari, facendo politica in un contesto fatto di Berlinguer, Craxi, Fanfani,  Nenni, Togliatti…..altro lignaggio!

Insomma, o ci sono riuscito a spiegarmi oppure amici come prima.

[Revisione: a questo punto mi ero lanciato su Andreotti e Mafia. Scrivevo tra le altre cose:

<<Sarà oggetto di un altro post (paura….vé!!!), che sennò corro il rischio di dare un  sacco di importanza al Divo in conclusione di un post in cui mi sono impegnato per dimostrare la tesi opposta.>>

Rifaccio pace con il cervello e metto altrove il pezzetto in questione.]

Vabbè, il post è sul Divo defunto, e in fondo me lo potevo anche risparmiare, dato che Spinoza lo aveva già superbamente sintetizzato: <<Andreotti non verrà sepolto, verrà insabbiato>> (cit. Massimiliano Medda).